L’importanza del riflesso dei sentimenti

Non so dire l’importanza del riflesso dei sentimenti! Riflettere equivale a riconoscere e riconoscere a legittimare.

Quando non c’è il riconoscimento dei nostri sentimenti non c’è il riconoscimento di noi stessi e, nello spazio lasciato vuoto dalla Presenza, al suo posto avviene la nascita del Critico esistenziale, esattamente quello che non può riconoscerci!

Riconoscere i sentimenti è implicitamente riconoscere il diritto di esistere.

Ogni volta che il Focalizzatore dice: “sì” sta dicendo che riconosce che abbiamo riconosciuto lui e i suoi sentimenti. Ogni volta che il Focalizzatore dice: “no” sta dicendo che sente che abbiamo riconosciuto lui e non i suoi sentimenti.

Non abbiamo riconosciuto i suoi sentimenti, ma, purché il setting sia sicuro e quindi si sia instaurata l’Attitudine di Focusing, abbiamo sempre e comunque riconosciuto lui.

Noi non facciamo Focusing per essere più buoni, o più bravi, o migliori. Noi facciamo Focusing per essere più autentici, più veri, e, grazie al riconoscimento reciproco, più saldi e più forti.

Quando in virtù di questa forza il Focalizzatore può mantenere il contatto con il proprio sentimento anche in presenza di un rimando sbagliato, allora, proprio nel percepire l’attrito della mancata corrispondenza tra simbolo e sentimento, il Focalizzatore può sentire più acutamente l’essenza stessa del sentimento presente e trovarne IL simbolo.

Allora il felt sense comincia a parlare…

Molto spesso, ascoltando le persone, mi capita di sentir dire: “… ma no, questo è soltanto un pensiero, meglio se lo lascio perdere”.

E non è così, almeno non spesso, sicuramente non sempre.

Ascoltare il ‘pensiero che capita’, quello che non riconosciamo perché è come se non l’avessimo pensato noi, equivale a ‘lasciarsi sorprendere’ dall’esperienza, ossia la quintessenza dell’Attitudine di Focusing.

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Permettere all’esperienza di sorprenderci implica mollare un po’ il controllo e nutrire invece la fiducia nel Processo, significa allargare le maglie del fare e lasciar trapelare l’essere.

L’essere delle cose così come già sono.

Semplice, non facile.

Come un sorriso.

Come il sorriso che accende il volto delle persone che quando ascoltano il pensiero randagio spesso, non sempre, dicono: “ah, sì, ora ricordo…” e tornano con tutta la corporeità a un’esperienza trascorsa ma non dimenticata del tutto. E come si sorprendono! E come ci sorprendiamo!

Eccolo il Nuovo del Focusing.

Il felt sense prende il controllo del processo e noi ne siamo meri spettatori, o, meglio, ascoltatori, e quasi quasi non ci possiamo credere!