L’imagery è più potente con il Focusing

Permettetemi di iniziare con una affermazione teorica estremamente breve e concisa.

In che modo possiamo pensare all’inconscio, quella ricca fonte di immagini e, naturalmente, di altri processi? Voglio metterla in modo semplice: l’inconscio è il corpo. Naturalmente, per questa e molte altre ragioni, abbiamo bisogno di escogitare concetti di un tipo del tutto nuovo sul corpo. Il corpo non è semplicemente una macchina fisiologica. Il corpo è intrinsecamente relazionale.

Lasciatemi esporre più chiaramente cosa significa questo: per la maggior parte del tempo guidiamo il nostro  comportamento in base al senso corporeo di ogni situazione. Non raccontiamo a noi stessi ogni sfumatura di una  situazione – se lo facessimo non saremmo in grado di gestirne assolutamente nessuna. Per compiere qualsiasi semplice  cosa dobbiamo “sapere” cosa ha portato a quella situazione, cosa stiamo cercando di produrre o evitare, chi sono le  persone presenti, come camminiamo, sediamo parliamo e infiniti altri aspetti, e possiamo pensarne in modo esplicito  solo alcuni.

Tutto il resto è “noto”  in un ricco sentimento olistico dell’intero contesto, che possiamo avere solo in un  modo corporeamente concreto. Pertanto, ciò che intendiamo per “corpo” deve essere riformulato, sicuramente non  solo ciò che è stato formulato dalla fisiologia. Il corpo vivente è un complesso sistema relazionale. Noi viviamo con il corpo e percepiamo al suo interno sia cosa accade intorno a noi che quello che stiamo per dire o fare (Gendlin, 1962). Esiste un modo per sentire e ricevere questa intera complessità, che viene chiamato “focusing”, e di cui parlerò più oltre.

In primo luogo, dobbiamo ripensare ai nostri concetti di corpo che, fin dall’inizio, deve essere interazionale – una unità corpo-ambiente. Partendo da qui, ho dovuto ricostruirne daccapo i concetti (Gendlin, 1979). Ogni essere vivente è una unità corpo-ambiente. “Ambiente” include molti tipi di oggettivazioni: cibo ed aria, le altre persone, i comportamenti simbolici, le immagini. Il corpo implica, e può produrre, intere complesse sequenze di interazione nelle situazioni tra persone. Un singolo sistema comprende corpo, sentimento, situazione ed azione.

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Quello che fa una sola altra persona influenza il modo in cui sentiamo tutta la situazione. Alcuni comportamenti, nostri o di altri, modificano le situazioni in altrettanti modi, e generano parimenti altrettanti sentimenti. Al livello più semplice, in tale interazione situazionale, in alcuni frangenti in noi sorgono alcune “emozioni”. Il corpo può produrre intere sequenze di mosse, ed ogni mossa è una unità corpo-emozione-situazione-azione. Tali sequenze, quando non accadono effettivamente, vengono chiamate  “storie”. Una storia è costituita da una sequenza di interazioni tra persone, e ogni interazione è corpo, vale a dire che viene parimenti sentita, implica una situazione ed altre persone.

Il corpo produce molte storie di questo genere nelle 24 ore, e ogni persona le produce ogni notte. Mi sto riferendo ai sogni, naturalmente. Proprio come non vogliamo pensare al corpo vivente come a dei meri eventi fisiologici, allo stesso modo non vogliamo nemmeno pensare alle immagini come a delle mere entità, alla stessa stregua di un quadro appeso al muro. Qualsiasi evento della vita include il corpo come pure l’ambiente, e una specie di azione, un movimento in avanti del corpo vivente entro un ambiente. Una immagine può essere pensata come una mossa del corpo vivente, vivente in un speciale tipo di “ambiente”. Il livello della formazione di immagini deve essere un tipo di ambiente, un tipo di oggettivazione. E’ possibile vivere muovendosi in avanti nell’alimentazione o nella respirazione, che sono la vita del corpo espansa all’esterno nello spazio. Si può vivere anche muovendosi ulteriormente mediante azioni rivolte ad altri all’interno di una situazione – di nuovo tale azione è vita espansa all’esterno nello spazio. In modo analogo, è possibile vivere muovendosi in avanti all’interno dello spazio della formazione di immagini. Ancora una volta, un’immagine si espande all’esterno, è un tipo di ambiente, anche se di tipo simbolico. Sebbene abbia esposto questi tipi di ambiente nell’ordine appena dato, non ritengo che le immagini siano copie dell’ordinaria interazione tra persone.

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Proprio il contrario. Le immagini simboliche sono necessarie in primo luogo alla formazione della cultura umana e alle sue interazioni tra umani. Immagini e cultura devono essersi formate insieme.L’interazione umana, per quanto effettiva e concreta, è sempre simbolica. Vorrei tirare le conclusioni principali di questo compendio assurdamente rapido. Possiamo capire che la formazione delle immagini è uno speciale tipo di vita corporea all’interno di un ambiente con altri umani. Possiamo pensare al corpo come a un processo intrinsecamente interazionale per cui corpo, emozione, situazione, azione ed altre persone sono sempre intrinsecamente un singolo sistema. Questo modifica il modo in cui pensiamo ad un’immagine. Invece di interrogarci solo sull’immagine stessa, su quello che vi viene rappresentato, quali sono le modificazioni corporee implicate nella vita corporea che hanno prodotto questa immagine? E possiamo anche chiedere: qual è l’ulteriore vita corporea che è implicata ora, ora che si è verificato questo evento-immagine. Non sarà la stessa di prima. Sto alterando gli assunti di base: invece di considerare un’immagine come una rappresentazione, la considero come vivente in sé. Invece di essere staticamente quello che sembra, come un quadro non più modificabile appeso al muro, mi chiedo sia da dove ha avuto origine, che quale  cambiamento è stato generato dalla sua formazione vera e propria.

Prendiamo il cibo come esempio. E’ possibile dire che la fame rappresenta il cibo; la fame ovviamente riguarda il cibo. Ma sappiamo anche che se si presenta del cibo, che viene mangiato, allora la fame viene modificata proprio da quel cibo. Voglio pensare ai simboli, e soprattutto alle immagini, in questo modo. Un simbolo, diciamo un’immagine, è come l’atto di mangiare, che ha origine dal fatto stesso che il corpo vivente implica un certo processo successivo. E, se si presenta, modifica parimenti il corpo stesso in un modo tale per cui ora, in qualità di suo processo successivo, implica qualcosa di diverso. Pertanto, ora vogliamo considerare le immagini in relazione al modo corporeo in cui si formano e vogliamo anche interrogarci sul corpo cambiato in conseguenza della sua formazione.

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Questo ci porta ad un modo diverso di praticare con le immagini ovvero a un ritorno costante al corpo tra ciascuna immagine e la successiva. Tuttavia, il tipo di attenzione che deve essere portata al corpo è piuttosto speciale e diversa dai modi noti fino ad ora. E questo ci porta al focusing.

(continua nel prossimo numero)